Da stamani mattina alle 6, otto famiglie, tra cui 17 minori, sono in mezzo a una strada, sgomberate da un immobile di proprietà di uno dei maggiori speculatori immobiliari della città. “Chi ha prodotto questa situazione troverà una soluzione per questa notte”. È stato questo il commento dell'assessore alle politiche sociali Ciccone, chiamata in causa dai giornalisti quando lo sgombero delle otto famiglie di via Marsala era già concluso da due ore.
È dalla mediocrità e dalla bassezza politica di personaggi come questo che scaturisce una situazione di totale delirio oggi a Pisa: non solo perché otto famiglie, che lavorano e risiedono in questa città, sono state sgomberate da più di cento agenti in assetto antisommossa, sorprese all'alba come se si trattasse di pericolosi terroristi; ma anche perché le stesse forze dell'ordine che hanno sgomberato le famiglie sono poi andate a presidiare alcuni dei maggiori simboli della speculazione in città, come l'enorme stabile di via Puccini (60 appartamenti di proprietà Pampana sfitti da più di 10 anni) o la Mattonaia, grande stabile di proprietà comunale in pieno centro, sfitto dal 1984.
Oggi Pisa ha vissuto il paradosso per cui le forze dell'ordine, con il beneplacito, se non con le pressioni dell'amministrazione comunale, hanno sgomberato delle famiglie in emergenza abitativa e protetto gli interessi della speculazione. Il risultato è una città militarizzata all’inverosimile, con camionette sotto il Comune e sindaco e assessori sotto scorta dei vigili urbani.
Ma lo sgombero di via Marsala non ferma la lotta delle famiglie, e anzi porta ad un allargamento del fronte per il diritto alla casa in città, come dimostra la solidarietà che oggi è giunta da più parti. Una solidarietà che non è solo umana, ma politica, da parte di tutti coloro che sanno che situazioni di emergenza abitativa come le nostre sono sempre più diffuse in città e che credono che queste non possano essere affrontate con i manganelli.
Stamattina le famiglie e il progetto si sono insediate con le tende in Largo Ciro Menotti: questo non è un gesto simbolico, ma l'unica alternativa che hanno dopo lo sgombero dalla palazzina di via Marsala, che rimarrà vuota per almeno altri tre anni.
A sottolinare la loro determinazione oggi un altro degli occupanti ha iniziato lo sciopero della fame: Pal. Arrivato tre anni fa dall’Albania con un permesso per motivi umanitari dovuto a un trapianto di rene dalla moglie al figlio. Disoccupato, ha a carico due figli, di cui uno invalido al 60% a causa dell’intervento. La moglie, unica lavoratrice della famiglia, è invalida al 40%.
Sia Pal che Selamet chiedono che il Comune intervenga per trovare una soluzione abitativa a tutte le famiglie di Via Marsala. La proposta è sempre la stessa: il pagamento di un canone d’affitto proporzionato al reddito di ognuno degli otto nuclei.
Nel frattempo non destano preoccupazioni le condizioni di salute di Selamet, giunto ormai al quinto giorno di sciopero della fame e al momento intenzionato ad andare avanti.
In questo quadro di delirio securitario e assenza totale della politica, la lotta delle otto famiglie va avanti e continuerà fino al raggiungimento dell’obiettivo ultimo: case per tutti!
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